Valutazione clinica degli agenti sbiancanti professionali al 6% e al 25% di perossido di idrogeno su denti vitali
Il sorriso è diventato, nelle civiltà occidentali, sinonimo di benessere e status sociale. L’interesse per ritocchi di inestetismi in odontoiatria viene confermato dall’aumento di richieste di tali trattamenti, che hanno avuto incrementi significativi nell’ultimo decennio, quali per esempio, faccette estetiche dei denti anteriori ma soprattutto sbiancamenti dentali.
Il “dental bleaching” definizione che deriva dal verbo “candeggiare”, è l’insieme di prodotti, processi o procedimenti le cui azioni consentono di rimuovere le discromie endogene.
Si tratta di un processo di schiarimento di smalto e dentina, che consiste nelle rimozione dei pigmenti presenti sulle superfici dentarie e all’interno degli stessi. L’incessante aumento della domanda di trattamenti cosmetici del sorriso ha portato il Consiglio dell’Unione Europea a modificare la direttiva 76/768/CEE relativa ai prodotti cosmetici. Con la direttiva 2011/84/EU per i prodotti contenenti perossido di idrogeno in concentrazione dallo 0,1% al 6% sarà necessaria una visita odontoiatrica, per assicurare l’assenza di fattori di rischio o patologie orali, e un primo trattamento eseguito da un operatore odontoiatrico, qualificato allo scopo di incrementare la sicurezza del paziente.
Tale normativa non è ancora stata vagliata dal Governo italiano, pertanto l’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare l’efficacia e la recidiva di due prodotti per lo sbiancamento dentale professionale rispettivamente al 6 e al 25% di perossido di idrogeno.
Materiali e metodi
Lo studio è stato condotto presso il Poliambulatorio monospecialistico di Odontoiatria del Dipartimento di Scienze clinico-chirurgiche, diagnostiche e pediatriche del Policlinico San Matteo di Pavia. Il trattamento è stato eseguito su 10 soggetti di ambo i sessi, di età compresa tra i 20 e i 50 anni. Di questi, 5 sono stati trattati con il gel al perossido di idrogeno con concentrazione al 6% e i restanti 5 con quello al 25%. Ogni soggetto, indistintamente dal gruppo di appartenenza, è stato sottoposto a 2 sedute professionali e a 3 richiami di controllo, effettuati a distanza di 1,3 e 6 mesi. Per questo studio sono stati esclusi i soggetti con:
- età inferiore ai 18 anni;
- presenza di infiammazione gengivale;
- presenza di carie estese;
- presenza di restauri in amalgama/composito sui denti anteriori.
Il materiale utilizzato fa parte del pacchetto Philips Zoom (Fig. 1) contenente:
- n. 1 Siringa di gel Zoom da 4,6 gr;
- n. 1 Retrattore labiale IsoPrep®;
- Guide Light;
- n. 1 Siringa di Relief® ACP gel da 2,4 gr;
- n. 1 Tray monopaziente ciascuno contenente:
- siringa Liquidam da 2,9 gr;
- cannula di aspirazione chirurgica;
- olio di vitamina E;
- rulli di cotone, garze e materiale isolante;
- pennellini vari.
Il meccanismo di azione dello sbiancamento è un processo chimico di ossidoriduzione in cui il perossido di idrogeno penetra all’interno dello smalto, interagendo con le macchie e rompendo i doppi legami carbonio-carbonio che le compongono.
Il gel utilizzato contiene gluconato ferroso che agisce come fotocatalizzatore. Il perossido reagisce con il ferro producendo radicali liberi. L’energia prodotta dalla lampada Zoom WhiteSpeed, reagisce con il ferro. La luce rinnova ciclicamente il ferro continuando la produzione di radicali idrossili e migliorando significativamente i risultati del trattamento sbiancante.
Prima del trattamento, su ogni soggetto, la presa del colore è stata eseguita mediante l’utilizzo della Scala Vita (Fig. 2) e dello spettrofotometro (Figg. 3-4), permettendo così un’eccellente precisione.
Procedura clinica
Dopo aver munito il paziente di occhiali protettivi, steso un sottile strato di olio alla Vitamina E sulle labbra per evitare fastidiosi essiccamenti, posizionato il retrattore labiale (Fig. 5) e aver isolato il campo d’azione mediante l’ausilio di rulli e garze (Figg. 6,7), si è proceduto con l’applicazione della diga liquida (Fig. 8).
È opportuno eseguire con particolare attenzione quest’ultimo passaggio riempiendo alla perfezione gli spazi interprossimali e applicando la diga cervicalmente allo smalto asciutto dei denti da trattare per circa 0,5-1 mm, evitando, in questo modo, fastidiosi effetti collaterali post trattamento, come l’ustione, seppur temporanea, delle gengive dovuta all’accidentale contatto tra i tessuti molli e il perossido di idrogeno ad alte concentrazioni. Una volta fotopolimerizzata la diga (Fig. 9), si è passati alla stratificazione del perossido (Fig. 10), all’attivazione dello stesso mediante la lampada WhiteSpeed e si è lasciato agire per un primo ciclo di 15 minuti.
Una volta terminato il primo ciclo, il gel è stato rimosso con una cannula per aspirazione chirurgica, valutando così la variazione cromatica raggiunta e per, eventualmente, ripetere l’applicazione per altri 2/3 cicli. Conclusi i cicli di applicazione, il gel è stato rimosso accuratamente direzionando l’acqua verso i margini incisali e contemporaneamente aspirando (Fig. 11). Successivamente, si è passati alla rimozione della diga (Fig. 12) e in seguito si è valutato il grado di schiarimento raggiunto (Fig. 13).
Risultati
I risultati ottenuti sono stati soddisfacenti per entrambi i gruppi ma, mentre per il gruppo trattato con il perossido di idrogeno al 25% (Figg. 14a, 14b) è stato possibile raggiungere uno schiarimento di circa 8 tonalità, invece per il gruppo trattato con perossido di idrogeno al 6% (Figg. 15a, 15b) è stato possibile raggiungere uno schiarimento di circa 5 tonalità.
Come possiamo notare dal grafico (Tab. 1), si evince che, nei pazienti trattati con il perossido al 25%, la recidiva nel tempo è minore rispetto al gruppo trattato con il perossido al 6%; quindi, abbassando la concentrazione si allungano i tempi del trattamento, raggiungendo comunque un risultato soddisfacente e meno recidivante nel tempo.
Conclusioni
La discromia dentale, soprattutto nei settori anteriori, rappresenta un disagio psicologico per il paziente, motivo di richiesta cosmetica di sbiancamento.
Gli agenti sbiancanti al perossido di idrogeno al 6 e 25% sono degli ottimi presidi per ovviare a questo inestetismo, oltre ad essere efficaci e sicuri. Tuttavia, in questo studio il gel al H2O2 con concentrazione al 25% è risultato avere un maggior effetto sbiancante, una maggiore profondità d’azione, una maggiore durata nel tempo. La sensibilità transitoria pari alla concentrazione al 6%.
Fonte: Dental Tribune, 21 gennaio 2015, L’articolo è stato pubblicato su Cosmetic Dentistry Italian Edition, dicembre 2014.